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I segreti di Stu Ungar, il più grande tra i campioni del poker

Stu Ungar è probabilmente la figura più affascinante mai esistita nel mondo del poker, ed è considerato tuttora il più grande giocatore di tutti i tempi, nonostante le sue vincite alle World Series non siano alte come quelle di altre leggende di questo sport. Ma il suo modo di giocare, i titoli conseguiti e le somme vinte in assoluto tendono a farlo mettere da molti sul gradino più alto del podio dei più grandi campioni.

Soprannominato “The Kid”, Stu Ungar, nato a New York nel ’53 e morto a Las Vegas nel ’98, fu un personaggio tormentato. La sua abilità nel vincere enormi somme di denaro (si dice che nella sua carriera abbia vinto complessivamente più di 30 milioni di dollari) era pari solo alla sua capacità di perdere quelle stesse somme in poco tempo. Aveva due grandi vizi: la cocaina e le scommesse, in particolare quelle sui cavalli.

Nonostante questi punti deboli, resta inarrivabile per essere stato l’unico giocatore ad aver vinto per tre volte le World Series: due volte consecutive nell’80 e nell’81, e un’altra, storica, nel ’97. In quest’ultima, The Kid tornò dopo un’assenza di 16 anni a giocare e vincere un main event delle WOSP con una mano spettacolare, ottenendo una vittoria morale su chi lo dava per spacciato e, in particolare, sulla sua dipendenza dalla droga, che continuava a distruggerlo fisicamente. Ma fu una pausa breve: la dipendenza dalla cocaina lo porterà alla morte, in una camera d’albergo, appena un anno dopo.

CAMPIONI POKER: IL GENIO E LA SREGOLATEZZA

Figura da romanzo, maledetto e autodistruttivo, rimane in lui la luce di un talento smisurato e di un cuore particolarmente grande, che lo portava a liberarsi sempre troppo in fretta di quei soldi a cui dava così poco valore. Molti suoi amici ricordano di come fosse una persona tanto esageratamente generosa nella vita quanto spietatamente letale sul tavolo verde. Non fu mai un giocatore a cui interessava fare più soldi possibili, cercando di spingere i suoi avversari ad affrontarlo dandogli l’illusione di poterlo battere: a lui interessava solo vincere, eliminando gli altri giocatori velocemente e drasticamente. E stando ai fatti, era un gioco che gli riusciva praticamente sempre.

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